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· Tristan Evans ·
La giornata non era iniziata nei migliori dei modi; mi ero svegliato tardi, cosa che ha comportato il salto della colazione e l'arrivo in ritardo in classe, cosa che a sua volta ha comportato il ricevere un adorabile ramanzina dal professor Harris, metà uomo e metà serpe (o non si spiegherebbe tutto il veleno che ha in corpo) in più diciamocelo, avere algebra alla prima ora avrebbe ucciso il buonumore di chiunque, ma alla notizia dell'improvvisa ora di buco le metaforiche nuvole se n'erano andate ed il Sole era tornato a splendere. Così, dopo aver fatto un salto alla caffetteria per far tacere il mio stomaco, adesso me ne stavo seduto per i fatti miei, nello spazio aperto del liceo, che avrei giurato fosse nato dalla mente di un designer di parchi, intento a godermi quel po' di libertà che ogni tanto noi studenti riuscivamo ad ottenere. Probabilmente avrei dovuto fare qualcosa di produttivo, come avvantaggiarmi per la lezione che avrei avuto subito dopo o semplicemente facendo almeno un decimo dei compiti che continuavo a rimandare, ma a quel punto non avrei più avuto il brivido del farli la sera prima o addirittura la mattina stessa, dipendeva da quanto mi sentivo coraggioso. Così optai per tirare fuori uno dei miei quaderni degli appunti, che in realtà erano descrivibili più come quaderni per gli appunti/scarabocchi/disegni vari... Alcuni quaderni potevano contenere anche due o tre materie. Non ero il massimo dell'organizzazione quando si trattava dello studio, ma per fortuna riuscivo a districarmi nella mia stessa pigrizia. Aprii ad una pagina a caso, per quanto più o meno ovunque vi erano le stesse cose, quindi faceva poca differenza, ed iniziai a disegnare su uno dei doodles, continuandolo un po' e correggendoli in alcuni punti. Mia madre mi aveva insegnato a disegnare e per quanto non sarei mai stato alla sua altezza mi piaceva, era riassante ed era un bellissimo metodo di espressione. Continuavo a disegnare, alzando ogni tanto lo sguardo per tenere d'occhio due miei compagni di classe, per assicurarmi di non perdere troppo la nozione del tempo e restare fuori per tutto il giorno, dato che non sarebbe stata la prima volta... Avevo anche pensato di tirare fuori il mio ipod, ma quello sarebbe stato condannarmi da solo a dimenticarmi di essere a scuola.
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.· Aria Montgomery ·
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· Tristan Evans ·
Finalmente le giornate stavano cambiando e assumendo sempre di più le caratteristiche che preferivo, anche se purtroppo sapevo che non sarebbe durato a lungo e che soprattutto mi sarei perso le bellezze del nuovo clima stando chiuso a scuola per la maggior parte del giorno. Era il tipico periodo pre-estivo e no, non primaverile, ero abbastanza sicuro che ormai la primavera non esistesse più o comunque si facesse una breve apparizione di due giorni per poi sparire di nuovo come se niente fosse... Presto le giornate si sarebbero fatte più calde, persino troppo calde, fino a raggiungere quei giorni in cui si suda anche solo respirando. Decisamente non piacevole. Sospirai appena, piegando il quaderno in modo che non vi finisse troppa luce sopra, continuando ad aggiungere doodle sul foglio come se quella mia creazione avesse davvero un senso. - Hai del talento, sai? - alzai lo sguardo come fossi stato appena colpito da una scossa o avessi ricevuto una visione mistica, perchè mi ero così tanto estraniato da ciò che avevo intorno (di nuovo) da non accorgermi della ragazza che avevo di fianco... Abbassai per un attimo gli occhi sul foglio, come se non ricordassi quello che stavo facendo e sorrisi divertito - Già, sto ancora aspettando una chiamata dal MoMA ed il Guggenheim, ma penso che presto riuscirò a far inserire nei libri di storia dell'arte la categoria "scarabocchi da noia cronica" - risposi ironicamente, muovendo la penna sul foglio quasi incerto, sentendomi improvvisamente un po' in imbarazzo adesso che avevo del "pubblico"... Non era un segreto che disegnassi, ma questo a quanto sembrava non escludeva piccole ansie da prestazione ed il fatto che mi fossi ritrovato accanto una delle ragazze più "famose" della scuola non aiutava. Già, famosa, non popolare, c'era una differenza... Giravano una marea di voci su di lei e le sue amiche, alcune erano onestamente una più ridicola dell'altra, mentre altre erano a loro modo credibili, ma non ero il tipo di persona che ama il gossip, anzi mi innervosiva a prescendere dal protagonista dei pettegolezzi. - Sono sicuro che anche i tuoi quaderni siano decorati da qualche momentanea ispirazione indotta dall'ennesima lezione soporifera - aggiunsi cordialmente, lasciando per un attimo quaderno e penna e tirando fuori dallo zaino una bustina di M&M's. A dire il vero non ero sicuro per niente di ciò che avevo detto, condividevo con lei un paio di classi e in nessuna di queste eravamo mai stati vicini, neanche per qualche progetto e questo non favoriva una conversazione. Così, mentre cercavo di pensare a cosa dire per non fare la figura del perfetto idiota, avevo aperto la bustina e rovesciato il contenuto su un altro dei miei quaderni, iniziando a dividere ogni cioccolatino per colore. Era qualcosa che facevo sin da piccolo e per qualche motivo mi divertiva ogni volta, nonostante risultasse un po' ridicolo. - Mi chiamo Tristan - dissi infine, optando per le care classiche presentazioni, prendendo uno degli M&M's blu e offrendolo alla ragazza, sorridendole gentile. Una partenza con della cioccolata era un successo assicurato.
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.· Aria Montgomery ·
Quando le persone sono nel panico il cervello comincia ad arrancare, la paura blocca ogni pensiero e riesci solo a concentrarti su qualcosa in particolare, senza spaziare nei pensieri come spesso invece accadeva. Non ci aveva mai pensato seriamente ma ogni volta che si trovava in situazioni simili riusciva solo a pensare a qualcosa di preciso e il più delle volte era qualcosa di insignificante o inappropriato. Niente che potesse scegliere ma per quanto provasse a divagarsi, a pensare ad altro, il suo cervello tornava lì. Era come essere sotto morfina: tutti i pensieri erano sedati, immobili, e solo uno era capace di farsi più forte e sovrastare gli altri. Per fortuna spesso le capitava semplicemente di avere così tanta adrenalina da essere solo capace di analizzare quel che la circondava per scappare da chiunque la stesse minacciando ma quella volta era diverso: non poteva scappare perché Ezra se avesse saputo che era tornata a scuola avrebbe mosso mari e monti per cercarla e per parlarle. Era cosi dura accettare il fatto che lei non volesse vederlo?. Non poteva continuare a restare ancorata al passato, non poteva continuare a vivere nella paura o questa avrebbe compromesso il suo futuro e poi..lui aveva un bambino, un figlio che neppure sapeva di avere. Era normale che volesse recuperare il tempo passato con lui e con Maggie. Ora come ora avrebbe dovuto pensare allo studio o probabilmente non sarebbe mai arrivata alla cerimonia del diploma. Improvvisamente tornò ad osservare il ragazzo seduto accanto a lei. Già, sto ancora aspettando una chiamata dal MoMA ed il Guggenheim, ma penso che presto riuscirò a far inserire nei libri di storia dell'arte la categoria "scarabocchi da noia cronica" le disse e le sue parole le fecero sorgere sulle labbra un sorriso sincero e spontaneo. New York... niente male. Non si può certo dire che tu non sia un tipo che miri alla grandezza! commentò a voce alta in un primo momento. Quando ci sarà una mostra di "scarabocchi da noia cronica" ricordati di farmi avere un biglietto allora aggiunse successivamente sorridendogli nuovamente. Amava l'arte, in ogni sua forma. Le piaceva osservare le esposizioni nelle gallerie con Ezra...peccato che ora non potevano più farlo assieme. Sono sicuro che anche i tuoi quaderni siano decorati da qualche momentanea ispirazione indotta dall'ennesima lezione soporifera aggiunse poi il ragazzo. Diciamo che durante le lezioni del professor Harris la mia vena artistica prende il sopravvento sui miei quaderni ma non riuscirei mai a fare qualcosa del genere cosi come invece hai fatto tu. rispose a sua volta. Il ragazzo in seguito disse lei di chiamarsi Tristan e le porse un M&M's blu che la ragazza non rifiutò. Però grazie..tu si che sai farti apprezzare. Io sono Aria! concluse presentandosi a sua volta ma probabilmente già lo sapeva.
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· Tristan Evans ·
Ci eravamo scambiati letteralmente due parole o poco più e già c'erano più di un paio di occhi che puntavano curiosi dove io e la ragazza ci trovavamo. Cercai di restituire uno sguardo quanto meno severo, poichè di minaccioso non avevo praticamente niente, sperando che comunque tanto bastasse per farli voltare di nuovo, tornando ad essere felicemente ignorato. Non che non fossi abituato al tipico bisbigliare delle persone o agli idiotici gruppetti in ogni classe, insomma alla vita da liceo in generale... Ma niente di troppo grave o insopportabile, considerando che appartenevo alla fascia di mezzo della piramide adolescenziale, non ero uno dei più chiaccherati nè uno dei più ignorati. Avevo quindi la mia sufficiente quantità di cose di cui lamentarmi, ma non riuscivo ad immaginare come poteva essere per persone come Aria... La quantità di voci su di lei e le sue amiche erano così tante da far impallidire chiunque e non gli giovava il fatto di essere le amiche della famigerata Alison di Laurentis. Per mia fortuna non avevo mai incrociato il suo cammino, ma sapevo bene che era in grado di rendere la vita di chiunque un vero e proprio incubo. Anche per questo mi piaceva averla fatta sorridere così facilmente - Prometto solennemente di farti avere un trattamento completo da VIP - risposi divertito, osservando confuso come quel momento di leggerezza fosse nuovamente sparito dal suo viso, rimpiazzato da qualcosa che decisamente non era altrettanto piacevole. Non sapevo cosa di preciso la stesse preoccupando, ma potevo immaginarlo... Le lezioni con il professor Fitz erano diventate particolarmente famose negli ultimi tempi, specialmente quando c'era Aria in classe. Onestamente non mi interessava se fossero veri o meno i pettegolezzi su di loro, dubitavo che interessasse davvero anche agli altri, in fondo eravamo adolescenti, l'unica cosa importante era avere qualcosa di cui parlare. Ma anche così, non capivo come qualcuno potesse avercela con una ragazza come lei, che solo a guardarla ricordava una di quelle bambole di porcellana, troppo pura e delicata per poter immaginare di tratarla male. E adesso avevo anche la conferma di quanto fosse facile parlare con lei - Ti assicuro che questi non sono niente di speciale, se avessi del vero talento creerei veri quadri e magari riuscirei a venderne qualcuno, come mia madre - dissi con un sorriso affezionato, pensando a mia madre e alle in cui la seguivo nel suo studio o in giardino per vederla dipingere, perchè lei al mio contrario decisamente non era infastidita dagli spetatori o almeno non lo era con me. La sua era vera arte, io mi limitavo a riempire qualche angolo del mio quaderno, con una tela intera non avrei saputo cosa fare. - Quindi sono sicuro che riusciremmo a trovare qualche critico in grado di far decollare anche i tuoi scarabocchi - aggiunsi ironicamente, modellando i piccoli gruppetti di M&M's in modo che formassero un arcobaleno e iniziando a mangiare da quelle gialle. - Però grazie..tu si che sai farti apprezzare. Io sono Aria! - le sorrisi, non trovando davvero necessario farle presente che già sapevo il suo nome - Oh, questa è solo una piccola parte del mio fascino, altri dieci minuti e non potrai più fare a meno di me - scherzai, riprendendo il quaderno con i doodles e aprendolo ad una nuova pagina per iniziarne un altro, muovendo la penna più o meno distrattamente, continuando a dare la maggior parte della mia attenzione ad Aria.
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